DVD

santa caterina villarmosa, san giuseppe

La Tavola di san Giuseppe a Santa Caterina Villarmosa, memoria emotiva di una comunità: https://www.reteitalianaculturapopolare.org/archivio-partecipato/item/2812-la-tavola-di-san-giuseppe-a-santa-caterina-villarmosa-memoria-emotiva-di-una-comunita.html

 

 

Giulia Caminada, Parole e cose della Val Cavargna, 2010, copertina

 

Giulia Caminada, Parole e cose della Val Cavargna, 2010

Parole e cose della Val Cavargna

Giulia Caminada

I vocaboli delle lavorazioni del latte e della lana in Val Cavargna. Ripresa di interviste e azioni su lavorazioni tradizionali della Val Cavargna, con integrazioni diverse relative alla cultura tradizionale, agli usi, ai costumi e agli aspetti linguistici. Una produzione della Provincia di Como – Assessorato Cultura, in collaborazione con il Gruppo Folclorico della Val Cavargna e del Museo della Valle, 2010.

Introduzione al Glossario: La miniatura di una Valle

Il Glossario nasce dalle osservazioni che ho fatto in Val Cavargna nell’arco di due anni e mezzo, dalla primavera del 2006 all’autunno del 2008. Sono stata accolta in Valle attraverso la mediazione di Gloria Mancassola del Gruppo Folcloristico Val Cavargna di San Bartolomeo e di Giorgio Grandi direttore del Museo della Valle in Cavargna, due persone che godono della fiducia della popolazione del luogo e che conoscono la Val Cavargna in profondità. Da parte mia mi sono presentata alla comunità rivelando il mio scopo conoscitivo ma volevo che gli informatori capissero il mio genuino interesse per la cultura in studio. Sin dall’inizio il gruppo degli informatori sapeva chi ero e qual era il fine della mia ricerca: ricostruire dal punto di vista linguistico e ergologico le tecniche di lavorazione del latte e della lana in Valle. Ho instaurato così le prime relazioni alcuni abitanti di San Bartolomeo e di Cavargna. Per la prima località, Andrea, Margherita, Maria Curti Pimpi, Maria Curti e Carmelina; per la seconda,  Rosanna. Il fatto che la mia identità e finalità fossero esplicite mi ha permesso di accostarmi ai diversi ruoli, di avere la possibilità di movimento sul campo, di realizzare interviste formali con registratore senza destare sospetti. Nella consapevolezza che le persone modificano il loro comportamento quando sanno di essere osservate anche se il problema si riduce con il passare del tempo, quando la presenza del ricercatore diventa più familiare. E che la comprensione è sempre parziale, in quanto il ricercatore è in grado di osservare gli eventi ma non può sempre condividere le sensazioni e il punto di vista dei nativi.

Gli incontri in Val Cavargna con piccoli gruppi di abitanti di San Bartolomeo e di Cavargna mi hanno così permesso di essere accolta nel mondo culturale e linguistico della Valle. La ricerca è stata preceduta da uno spoglio delle pubblicazioni scientifiche e della documentazione che potessero dare informazioni sull’oggetto di studio. Il Museo della Valle stesso ha prodotto nell’arco degli anni alcune pubblicazioni. Durante la ricerca ho utilizzato l’osservazione e l’intervista e ho acquisito dati sotto forma di registrazioni, appunti, raccolta di oggetti materiali. Sin dall’inizio ero attenta a un’analisi approfondita dell’ipotesi di ricerca, con l’intenzione di fare una descrizione piuttosto ampia della cultura del latte e della lana in Val Cavargna, per riuscire a restituirne una visione d’insieme. Poco alla volta però il cono di luce si è indirizzato a un’osservazione più specifica e dettagliata con l’intenzione di approfondire i temi, di tratteggiare miniature esperienziali che in fondo corrispondono a narrazioni.

In seguito, sono passata a costruire dei documenti di sintesi volti alla realizzazione dei contenuti del DVD e al Glossario. Ero molto attenta anche a cercare di percepire i commenti resi spontaneamente dagli abitanti, piuttosto che sollecitati, circa le mie modalità di osservazione e sull’interpretazione della cultura che andavo elaborando. Questo mi ha permesso di verificare le procedure osservative di cui mi servivo e le interpretazioni della cultura cui pervenivo. Volevo che la mia osservazione non fosse soltanto vedere o ascoltare, ma il tentativo di immergersi in un contesto naturale e imparare impiegando le risorse del dialogo e della partecipazione. L’osservazione è stata accompagnata alla tecnica dell’intervista in piccolo gruppo. Fra i parametri che ho considerato per l’inchiesta uno è quello di rappresentare l’area almeno due punti distinti; in particolare sono stati coinvolti alcuni abitanti di San Bartolomeo e di Cavargna. Per le tematiche indicate ho posto attenzione per il latte alla raccolta di tecniche e modi di lavorazione, alla nomenclatura degli oggetti utilizzati, alle testimonianze culturali (leggende e tradizioni) legate all’argomento, ad eventuali proverbi, paragoni standardizzati, gerghi o usi gergali. Per quanto riguarda la lana, alla diffusione di tipologie di abbigliamento – sia maschile che femminile – per i giorni lavorativi e di festa, alle tecniche e ai modi di produzione della materia prima e dei capi di abbigliamento, alla nomenclatura del vestiario nel suo complesso, alle testimonianze culturali (leggende e tradizioni) legate all’argomento, a eventuali proverbi, paragoni standardizzati, gerghi o usi gergali. Ne è fuoriuscito così un approfondimento delle tecniche ergologiche di cui si parla nei filmati che ha lo scopo di presentare un insieme di tratti generali volti alla conoscenza della lavorazione del latte e della lana in Val Cavargna, com’era in uso fino a tutto il Novecento. Ecco perché nel Glossario non si è voluto proporre soltanto una serie di lemmi. Il Glossario, quindi, è il tentativo di costruire un «sapere locale» in una continua tensione tra coinvolgimento e distacco, attraverso l’accesso alla comunità e il lavoro sul campo. Non semplicemente una faccenda di osservazione, ascolto e riporto, ma l’esercizio – spesso difficile – della scelta: la selezione all’interno di un insieme infinito di asserti descrittivi di un sottoinsieme di asserti rilevanti. Per questo fondamentale è la messa a fuoco degli aspetti specifici che si vogliono studiare con l’obiettivo poi, di ricostruire la «sceneggiatura», la scena culturale cui si assiste e il processo attraverso il quale ne ha fatto esperienza. Di fare miniature. La miniatura è per tradizione la forma rappresentativa con cui si esprime l’artista “minore” ma è anche un modo, seppur rimpicciolito, che ci rinvia l’impressione di trovarci di fronte ad un sistema complesso, ordinato attentamente, dal quale traspaiono sensi e significati racchiusi in uno spazio micro. Inoltre, ci invita a entrare in una storia, dove gli oggetti e i soggetti che ne fanno parte stabiliscono fra loro una connessione. Uno schizzo che porta la mano dell’autore ma che vuole trasmettere una sintesi simbolica della realtà.

GC

Alcune parti del DVD:

La lavorazione del latte e della lana in Val Cavargna, Burro e Formaggio, 1/1, 2010

La lavorazione del latte in Val Cavargna, Burro e Formaggio, 2/2, 2010

Le parole e le cose del latte, Val Cavargna, 2010

Le parole e le cose del latte, Val Cavargna, 2/2, 2010

La lavorazione della lana in Val Cavargna, 2010

 

 

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