Museo della civiltà contadina della Vallassina dei ragazzi (con smartphone)

Se porti uno smartphone in classe per imparare a fotografare, lo strumento è molto più di un mezzo per apprendere: è il mezzo da apprendere. Gli scatti volti alla realizzazione del Museo della civiltà contadina della Vallassina ha permesso agli alunni del Corso di Fotografia con smartphone della scuola media di Asso (Co), ideato da Giulia Caminada e Edo Prando, di avvicinarsi alla fotografia attraverso l’uso del cellulare. Una tecnologia molto usata dai giovani, attraverso un approccio progettuale e non consumistico agli strumenti digitali, nell’ambito del progetto COSE. Esperienze sul concetto di oggetto inerente il Piano triennale delle arti – MIUR, A.S. 2018-2019.

I ragazzi fanno fotografie continuamente e lavorare sulla fotografia attraverso uno smartphone è un ottimo strumento per sviluppare il senso critico e aiutarli ad acquisire consapevolezza della composizione, della luce, del movimento, delle forme.
Oggi anche i tredicenni hanno in tasca uno smartphone, che utilizzano tendenzialmente per le attività private. Il mezzo ha però potenzialità maggiori di quelle comunemente usate, è uno strumento creativo di facile uso, testimone del fatto che mai la fotografia è stata così viva come in quest’ultimo decennio.
Bisogna considerare il mezzo in maniera diversa per scoprirle e per dare alle nuove generazioni i mezzi per imparare a vedere con occhi diversi la realtà.

Lo smartphone è un mezzo per raccontare storie per immagini e quale storia poteva essere migliore dal costruire insieme un Museo della civiltà contadina della Vallassina, il naturale contesto di vita da dove i ragazzi stessi del Corso provengono?
Se posto in questi termini, la tecnologia (alias un telefonino) può diventare una risorsa aggiuntiva in classe. Nelle nostre case la tecnologia fa parte dell’arredamento: il televisore, la lavastoviglie, la lavatrice, il computer, il tablet o lo smartphone. Tutti strumenti che oltre all’arredamento hanno modificato anche le nostre abitudini quotidiane e le nostre relazioni famigliari. È difficile pensare che questo processo di cambiamento non abbia influenzato anche la scuola e che le nuove modalità comunicative e relazionali veicolate dalla tecnologia non siano sfruttate anche per studiare e per promuovere apprendimento significativo attraverso un processo guidato dalla professionalità che i docenti detengono in campo pedagogico. La tecnologia può addirittura rappresentare una risorsa aggiuntiva in classe, in grado di supportare e aiutare i nostri figli nella comprensione del mondo.

Certamente la tecnologia è in grado di migliorare l’apprendimento soltanto se supporta strategie d’insegnamento efficaci, ovvero quando permette di aumentare il tempo dedicato all’apprendimento e all’esercizio, quando sostiene la collaborazione o quando compensa difficoltà specifiche di apprendimento. Parlando di cellulare, stiamo parlando di uno strumento tra tanti ed esso non deve diventare l’unico strumento utilizzato per sviluppare abilità, atteggiamento collaborativo e conoscenza in un mondo scolastico dove le indagini di settore continuano a descrivere la tecnologia come un mezzo che occupa una parte ridotta del tempo scuola. Peraltro troppo spesso nella scuola di base l’impiego che se ne fa è ancora quello dello studio dell’informatica fine a sé stessa, sganciata dalle altre discipline.

Con il nostro laboratorio il cellulare non è stato il fine, ma il mezzo per realizzare altro. Seppur lentamente, il cambiamento è in atto e nel futuro potremo vedere le nostre scuole colmare il gap con la realtà extrascolastica e usufruire di quella risorsa aggiuntiva di supporto, di quell’acceleratore dell’apprendimento che può essere un buon utilizzo a livello didattico della tecnologia.

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